Le dinamiche famigliari di fronte a un lutto
La perdita di una persona rilevante all’interno di una famiglia porta inevitabilmente con sé uno sconvolgimento emotivo che, naturalmente, dipende da quale membro della famiglia viene a mancare, dalle modalità in cui avviene il decesso, dall’età e dalle caratteristiche di personalità di chi subisce la perdita. Indipendentemente da questi fattori, la rielaborazione del lutto attraversa differenti fasi emotive più o meno costanti nell’essere umano e ritrovabili in ogni cultura.
La cultura di appartenenza influenza la forma, gli atteggiamenti e i comportamenti che definiscono il rito attraverso il quale si può esprimere pubblicamente il dolore.
Le fasi del lutto
1° fase
Tuttavia le reazioni individuali sono in qualche modo simili, i momenti che si attraversano in seguito alla perdita sono sostanzialmente quattro: una prima fase di stordimento che può durare alcune ore o una settimana. È una fase caratterizzata da una calma innaturale che può essere rotta in qualsiasi momento da uno scoppio intenso di sentimenti. Non si tocca niente come se il rapporto con la persona ci fosse ancora, possono sorgere ricordi riverberanti degli ultimi momenti di vita e di rapporto. In questa fase può talvolta verificarsi un blocco attraverso una negazione della perdita.
2° fase
La seconda fase, di protesta, è caratterizzata è da intensa rabbia e può durare da alcuni mesi ad anni.
È contraddistinta da angoscia, irrequietezza, insonnia. La collera può manifestarsi come ostilità verso i consolatori che cercano di disporre all’accettazione della perdita o contro le persone ritenute in qualche modo responsabili dell’accaduto. Il perdurare della collera indica che non è stata accettata l’irreversibilità dell’evento.
3° fase
A questa fase subentra quella di depressione/disperazione: la collera scompare per lasciare il posto alla sofferenza dentro la quale c’è la constatazione che la morte è irreversibile. Perché il lutto abbia un decorso favorevole è indispensabile che la persona sopporti il tormento emotivo che comporta. Solo se riesce a superare tollerare la collera contro chiunque gli sembri responsabile, se smette di domandarsi come e perché, se tollera la profonda sofferenza, chi ha subito un lutto arriva ad accettare che la perdita è definitiva, che la propria vita deve subire una ristrutturazione.
4° fase
È questa l’ultima fase della rielaborazione del lutto, quella che ne consente il superamento. Affinché un lutto abbia la possibilità di essere rielaborato e superato è molto importante la possibilità di riuscire a reinvestire negli affetti, ricostruendo relazioni importanti e significative; ecco perché la perdita di un figlio è forse il lutto di più difficile rielaborazione ed è quello che più sconvolge l’equilibrio e la vita dei rimanenti membri della famiglia.
ATTRAVERSO UN FILM
L’evoluzione e le ripercussioni che una perdita grave come quella di un figlio può avere sui membri di una famiglia sono bene illustrate in un film di Nanni Moretti intitolato: “La stanza del figlio”
Giovanni è uno psicoterapeuta che divide la sua vita tra i pazienti e la propria famiglia: la moglie Paola e i due figli adolescenti, Andrea e Irene. La vita della famiglia, che trascorre tranquilla con i piccoli e grandi problemi che due figli adolescenti possono portare con sé, viene sconvolta dalla tragica e improvvisa morte del ragazzo, causata da un incidente in mare. Da questo punto in poi ogni membro della famiglia sembra affrontare il profondo dolore e il vuoto lasciato da Andrea, per conto suo.
La madre alterna momenti di calma apparente con momenti di intensa disperazione, dolore sommesso e lancinanti scoppi di pianto. Ma il suo lutto seppur tra intense sofferenze sembra avere un decorso “naturale”.
La figlia deve tollerare oltre al dolore della perdita del fratello anche quello del forte senso di solitudine in cui si trova vedendo i genitori allontanarsi sempre di più uno dall’altra, ma la dimensione sociale (amicizie e attività scolastiche e sportive) le consente di vivere la tristezza e la rabbia nella condivisione con gli altri.
Giovanni al contrario si chiude sempre più in sé stesso: attuando una sorta di blocco del tempo, il suo pensiero ruota ossessivamente attorno ai momenti che hanno preceduto la morte del figlio, si fissa in essa, come quando nell’ascolto di un brano musicale del figlio ritorna ciclicamente sempre alla stessa sequenza, cristallizzando la musica e il dolore in un istante infinito.
Dopo questa fase di stordimento e negazione Giovanni comincia il suo viaggio alla ricerca di un perché, di un senso che lo aiuti a tollerare una sofferenza che pare intollerabile, questa ricerca in realtà nasconde l’impossibilità di accettare la perdita e soprattutto la sua ineluttabilità.
Non è credente e pertanto non può trovare conforto nella fede, la sua spiegazione deve essere razionale tenta allora di ricostruire la dinamica dell’incidente subacqueo, ma anche gli ultimi momenti che ha passato col figlio.
In quale altro modo avrebbero potuto svolgersi gli eventi? Lui avrebbe potuto fare qualcosa per evitare che succedesse l’incidente? Ne è in qualche modo responsabile? L’ossessiva ricerca di un perché logico e razionale lo allontana sempre più dagli altri.
Paola trova la lettera di Arianna, una ragazza che vive in un’altra città e che ha avuto con Andrea una brevissima parentesi sentimentale, lei ancora non sa della sua morte. Giovanni si incarica di comunicare ad Arianna della disgrazia, comincia a scrivere la lettera ma si blocca, si perde nei labirinti dei propri pensieri e di ciò che poteva essere e non è stato; il mettere nero su bianco per Giovanni significa forse sancire l’irreversibilità della morte del figlio e questo è un passo che non riesce a compiere.
L’incontro con Arianna voluto fortemente da Paola sarà l’evento che consentirà a Giovanni di uscire fuori dal labirinto delle sue ossessioni, sciogliendo il blocco di angoscia e di rimpianti.
Quando Arianna deve ripartire la famiglia decide di accompagnarla e compie un viaggio che li porta verso il confine, di fronte al mare; il finale del film è in parte irrisolto ma dà l’idea di una possibile “uscita” e di un possibile nuovo inizio che trasformi lentamente il dolore di tutti in nostalgia.
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